Non sapremo mai se UN EROE, film di ASGHAR FARHADI premiato a Cannes con il Gran Premio della Giuria, poteva essere la terza statuetta del regista iraniano. Veniva dato tra i papabili. Sicuramente avrebbe ricevuto la candidatura, se il regista non fosse stato, prima coinvolto e poi condannato per plagio. Una studentessa, che frequentava la sua scuola di cinema, ha denunciato il regista per averle “rubato” l’idea del film, che era alla base di un documentario che aveva girato proprio per la scuola. A darle manforte, anche il vero carcerato, a cui si ispira il film. Insomma una strana vicenda che in un certo senso ricalca la storia del film, dove tutti cercano di avere la loro fetta di notorietà, sulle vicende del protagonista. Plagio, vero o presunto, poco interessa. Quello che è importante è che UN EROE, è un grandissimo film, girato benissimo e interpretato alla grande. È ambientato in Iran, ma la storia potrebbe essere successa in qualsiasi posto del mondo. È un film moderno, con un respiro decisamente internazionale, cosa rara in film diretti e ambientati non in occidente. Tutto il cinema di ASGHAR FARHADI è internazionale, sia quello con interpreti iraniani, che con grandi star come nel caso di TUTTI LO SANNO interpretato da due Premi Oscar come Penelope Cruz e Javier Bardem.
ASGHAR FARHADI è anche il regista orientale più premiato. È stato premiato a Cannes, Berlino, Hollywood, da noi in Italia, e in tutto il mondo. Basti pensare al film UNA SEPARAZIONE, vincitore in tutto il mondo di 23 premi tra cui Orso d’Oro a Berlino , Premio Cesar, David di Donatello, e Oscar nel 2012 come Miglior Film Straniero. Nel 2016 IL CLIENTE, vince a Cannes la Palma D’oro come Migliore Sceneggiatura, e fa vincere a Shahab Hosseini la Palma D’oro come Migliore Attore Protagonista.
UN EROE è la storia di Rahim che si trova in carcere per non aver pagato un debito. Ha una moglie di cui sappiamo poco, un figlio che ha difficoltà nel parlare, e vive una storia d’amore con la giovane Farkhondeh la quale un giorno trova una borsa con dentro delle monete d’oro. Rahim ha due giorni di permesso. Si incontra con la ragazza e insieme cercano di vendere le monete, e destinare il ricavato per pagare il debito. Rahim non è convinto, anche perché il ricavato non coprirebbe il debito, e poi ha visto dei “segni” nella trattativa. La calcolatrice e la penna dell’acquirente non funzionano e fare i calcoli esatti non è facile. Dopo che la sorella ha scoperto la borsa, Rahim si reca in una banca vicina al ritrovamento della borsa, e chiede se qualcuno ha reclamato la perdita della borsa. Decide allora di affiggere nei negozi vicini un avviso e un numero di telefono per trovare la persona che ha perso la borsa. Solo che il numero che lascia sull’avviso è quello del carcere dove arriva la telefonata della proprietaria della borsa, che la va a ritirare dalla sorella. Questo gesto, grazie anche ai dirigenti del carcere, lo trasformano in UN EROE. Della vicenda si impadroniscono tutti i media e il carcere ne approfitta, perché vede nella faccenda anche un riscatto e soprattutto un riscontro. Rahim diventa famoso. Tutti lo cercano, tutti vogliono aiutarlo facendo anche una raccolta di soldi per coprire il debito, e restituirgli la libertà. Ma non tutte le voci sono concorde, sopratutto dalla famiglia del debitore, che è il fratello della moglie, e dall’altra sua figlia. I dubbi sul fatto eroico si insinuano anche grazie ai social e ad un video, che diventa merce di scambio.
Ovviamente il dubbio che pervade tutto il film è, Rahim è un vero eroe oppure è un impostore. Onestamente nelle due ore di film non me lo sono chiesto e ne mi interessa. So solo che è un film bellissimo, diretto e recitato benissimo come dovrebbe essere un film. L’unica nota stonata, e che non riguarda il film, è proprio la storia del plagio. Onestamente non riesco a capire come in un paese dove la donna è poco considerata, e il maschio ha un potere immenso, anche se nel film ci sono tante donne forti, la giustizia iraniana ha dato credito alla studentessa, condannando in primo grado il regista. Anche perché in caso contrario, la studentessa sarebbe stata punita a frustate. Nonostante tutto questo è un buon segno, le donne vengono “prese in considerazione”, ascoltate e rispettate, cosa non da poco in un paese dove la giustizia ha molti lati oscuri.