Non sono mai riuscito a capire il perché, di otto candidature per il Miglior Film, mentre nella categoria Miglior Regista sono cinque. Io non penso che si possa fare un buon film con un regista mediocre, e quindi le candidature dovrebbero andare di pari passo. Ma Hollywood è Hollywood. Degli otto film candidati agli Oscar 2021 , solo cinque sono “usciti” anche se sono disponibili nelle varie piattaforme. La maggior parte sono su Netflix. Nomadland, il film che ha vinto le due statuette più prestiose, oltre a quella di miglior attrice a Frances MacDormand, da oggi, 30 aprile è disponibile su Disney +, senza costi aggiuntivi all’abbonamento. Onestamente non mi ha entusiasmato, è un bel film, ben diretto sicuramente, con la straordinaria colonna sonora del nostro Ludovico Einaudi, ma mi aspettavo di più. Dei film candidati ho visto Mank, The Sound of Metal, ovviamente Nomadland e in parte Il Processo ai 7 di Chicago, e devo dire che a mio avviso non ho visto alcun capolavoro. Certo è un periodo particolare, molti film sono pronti da tempo, ma a causa della pandemia non sono ancora usciti, e probabilmente la scelta era limitata. Certo Nomadland si presentava con con medagliere ricco, Leone D’oro a Venezia, e vincitore ai Golden Globe, e quindi ha vinto. Frances MacDormand è bravissima e lo sappiamo, ma è da anni che non esce dalla sua confort Zone, la Fern di Nomadland assomiglia molto alla Marge di Fargo e alla Mildred di 7 Manifesti ad Ebbing Missouri. C’è una cosa curiosa che colpisce immediatamente, il film è distribuito dalla Disney, ma ci sono due lunghe scene girate nei depositi di Amazone, infatti Fern, tra i tanti lavori, dovuti ai suoi continui spostamenti, lavora anche con Amazon con tanto di marchio in vista sempre.
Il film narra la storia di Fern, che ha sempre vissuto in un piccolo centro dove lavorava con il marito, . Alla sua morte, lascia il paese e la casa e comincia la sua vita “nomade”, viaggiando con uno sgangherato van. Non è una nomade, la sua è una scelta di vita, infatti non si considera una “senza tetto”, ma una “senza casa”. Le persone che incontra, sono disilluse come lei, ma che hanno voglia di vivere e lavorare, e che non credono più al Sogno Americano. È un film che ti lascia l’amaro in bocca. Peccato che tra le candidature non c’era quella per la colonna sonora di Ludovico Einaudi.