La parola contaminazione non mi piace. Non mi è mai piaciuta. Purtroppo, soprattutto in campo musicale, è molto presente, viene applicata in tutti i generi. La Notte della Taranta, da alcuni anni è una vittima illustre della contaminazione, che spesso viene affiancata anche dalla parola innovazione. Queste due parole,unite assieme, molto spesso diventano ingombranti, minano le tradizione,e le trasformano . Infatti da qualche anno, soprattutto da quando l’evento è seguito dalla RAI, La Notte della Taranta si è trasformata in uno spettacolo televisivo come tanti altri. Curato bene, con coreografie belle e sempre più raffinate, luci e riprese molto tecnologiche, ma che rispecchiano sempre meno le tradizioni salentine della Taranta e della Pizzica. L’edizione attuale, a mio avviso, è stata vittima di tutto questo.
Lo spettacolo, anche se registrato è stato stato perfetto. Curato in ogni minimo particolare, tecnicamente perfetto. L’orchestra, anzi le orchestre, perché oltre a L’Orchestra della Notte della Taranta, c’era anche L’Orchestra Notturna Clandestina, sono state il punto di forza maggiore, della serata, assieme alle splendide sette voci soliste. Un connubio perfetto, emozionante. Infatti gli interventi, singoli o assieme, sono stati proprio quando i protagonisti del palco erano loro. Due i maestri concertatori, Enrico Melozzi, che ha scelto di contaminare la Taranta al Rock, e Madame di cui non ho capito il suo apporto, oltre al fatto che si muove abbastanza bene, e che canta con l’Auto Tune. Non ho capito neanche il ruolo di Al Bano, pessimo conduttore, e neanche dei ragazzi de Il Volo. La scelta degli arrangiamenti del maestro Melozzi, pur non rispettando molto le tradizioni, è stata ottima, anche se non rientra nei miei gusti. Sempre presente sul palco, scalzo e accaldato, sembrava un folletto felice. Madame non brilla per simpatia, il siparietto con Al Bano io lo avrei tagliato, ha accennato a qualche passo di Pizzica, ma soprattutto è molto brava con l’Auto Tune. Ma il palcoscenico della Taranta, non è quello di Sanremo.
Le foto sono di Bruno Sergio